L’INTOSSICAZIONE DA TASSO

Questo post prende spunto da un raro caso che mi è capitato a novembre 2019. Alle 7.30 ricevo una chiamata da un allevatore di pecore: la sera prima ha messo tutte le sue pecore da rimonta (una trentina in totale) in un pascolo mai frequentato prima. La mattina ne ha trovate 6 morte e durante i 10 minuti della chiamata ne sono decedute improvvisamente altre 2.

“Strano”, penso. Le profilassi sanitarie sono state tutte eseguite correttamente e l’ultima volta che ho visto quegli animali erano in buono stato. Annullo gli altri appuntamenti e mi dirigo sul posto.

Immediatamente allerto l’Istituto Zooprofilattico di Torino e mentre il collega dell’ASL ci raggiunge per produrre i documenti necessari per trasportare gli animali deceduti all’Istituto, faccio spostare tutti gli animali in una stalletta vuota a poche centinaia di metri. Procedo quindi ad un campionamento di tutti i vegetali presenti sul posto da analizzare.

Entro 2 ore dalla spedizione arriva il responso: intossicazione acuta da Taxus baccata. Questa conifera è stata ritrovata nel rumine degli animali ancora intera e nei vegetali raccolti in campo.

Al mio arrivo la scena che si presenta è questa…

Nella foto in alto a sinistra si può vedere il tasso ancora indigerito estratto dal rumine degli animali morti, al centro un ramo di tasso e a destra un ramo di ginepro, molto simile, ma da non confondere, con il tasso.

Gli animali vengono quindi immediatamente allontanati dalla zona a rischio e nell’arco di poche ore si osserva una completa remissione dei sintomi.

Taxus baccata l.

Questa pianta, conosciuta anche come albero della morte e diffusa su quasi tutto il territorio nazionale, è molto rara in natura in quanto viene utilizzata principalmente come ornamentale nei giardini privati. Deve il suo soprannome proprio all’elevata tossicità che la contraddistingue, dovuta alla presenza della tassina, un alcaloide in semi, foglie e corteccia. La quantità necessaria a produrre effetto tossico e letale è estremamente bassa: si ritiene che lo 0,1 % del peso corporeo, in foglie secche, sia letale per un cavallo, mentre nel bovino si arriva quasi a 500 grammi. Difficile riconoscere l’intossicazione dai sintomi. L’alcaloide inizialmente esercita il suo effetto a livello cardiaco e solo in seguito a livello neurologico. Gli animali colpiti inizialmente sembrano stare bene, poi si verificano tremori e debolezza con tendenza al collasso e rapidamente sopraggiunge la morte.

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I frutti possono aiutarci a riconoscerla e a distinguerla da altre piante simili, ma spesso questi non sono presenti in quanto sono l’unica parte edibile della pianta e spesso vengono consumati dagli uccelli.

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In un caso in particolare si è verificato anche emorragia nasale, secondaria alla caduta lungo la collina durante un episodio di tremore e barcollamento.

L’elevata gravità di questo episodio è da attribuire ad una non ottimale serie di condizioni:

  • giovane età degli animali connessa all’inesperienza nella selettività degli alimenti presenti nel pascolo;
  • stagione invernale che determina che una maggiore concentrazione del principio attivo tossico nelle foglie.

By FT

 

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